Il narcisismo: la personalità narcisistica e il “jogging morale” come rimedio per alleviarne i sintomi

Negli ultimi anni, nel campo delle psicopatologie, si é andato sempre più diffondendo il fenomeno del disturbo narcisistico della personalità. Un numero sempre maggiore di persone si è rivolto a psicologi e psichiatri per intervenire sui comportamenti disfunzionali tipici di questo disturbo.

Come è noto, il termine “narcisismo” indica una personalità caratterizzata dall’eccessiva esaltazione del proprio Ego. Una persona che soffre si questo disturbo tenderà a considerare esclusivamente, se non unicamente, i bisogni della propria persona, giungendo a sacrificare quelli di coloro che gli stanno intorno pur di raggiungere il proprio obbiettivo.

Il narcisista tiene in grande considerazione lo status sociale, la realizzazione professionale e l’affermazione nei campi di suo interesse. È un arrivista che crede di essere speciale e tenderà a primeggiare in qualsiasi contesto si trovi ad essere coinvolto, che sia il suo lavoro, uno sport, un hobby o il campo delle relazioni. Il suo atteggiamento è sprezzante nei confronti degli altri, credendo nella specialità della propria persona ritiene che tutti gli altri siano invece “normali” o comunque inferiori a lui. L’ambiente esterno è al suo servizio e gli altri individui non sono altro che delle pedine sacrificabili in nome dello scopo che si sono prefissati, per questo motivo il narcisista è anche un manipolatore, cercherà di sfruttare i sentimenti e i bisogni altrui per il proprio tornaconto personale. All’apparenza insensibili al dolore altrui, freddi e calcolatori, hanno un’elevata tendenza al cinismo che li rende anche estremamente attraenti ed affascinanti agli occhi degli altri. La loro spietata determinazione nel raggiungere i propri obbiettivi attira magneticamente persone deboli e insicure, ammaliate da un simile atteggiamento da leader, esse cercano una personalità forte da seguire, un pastore che gli indichi la strada ma senza saperlo si ritrovano ad essere pecorelle vegliate da un famelico lupo. Ben presto il narcisista sacrificherà le vittime, appartenenti alla sua cerchia di amicizie, conoscenti e amanti, sull’altare del proprio interesse e delle proprie ambizioni, senza mostrare il minimo rimorso o vergogna per il male che hanno perpetrato.

Freddezza, cinismo, manipolazione, disprezzo per gli altri. Ad una analisi superficiale il narcisista sembra non avere altro nel proprio cuore e nel suo animo, tuttavia, ad una analisi più approfondita, ci rendiamo conto che la situazione è molto più complessa. Infatti dietro il comportamento del narcisista si nasconde un senso di vuoto costante, un male di vivere attanagliante, egli prova una mancanza di significato dell’esistenza che lo spinge a questi comportamenti deleteri. Il narcisista è incapace di provare gioia, quando giunge al proprio scopo il senso di vuoto rimane, è ancora lì, come un buco nero che tutto risucchia, orgoglio, fierezza, soddisfazione vengono annichiliti dal suo malessere, così egli si trasforma in un bulimico delle realizzazioni, si lancia di continuo in nuove sfide e si pone costantemente nuovi obbiettivi nel tentativo disperato di occultare quel silenzio assordante che si cela nella sua anima. Ma non basta mai, l’affanno cresce sempre di più, come aumenta il proprio malessere, fin quando la vulnerabilità del narcisista viene a galla in modo prorompente facendo manifestare stati depressivi profondi e dilanianti. Dietro la maschera demoniaca di questo individuo si cela un bambino fragile e indifeso, di cui si cerca di lenire la sofferenza tramite l’arrivismo e le realizzazioni materiali.

Proprio questo aspetto ci consente di individuare una possibile cura a questo disturbo. Per quanto disfunzionale, ogni comportamento cela un intento positivo. Anche l’abuso di alcool e la tossicodipendenza non fanno eccezioni, con queste malsane abitudini si cerca comunque di accudire un bisogno che si cela nei meandri dell’inconscio. Il tentativo di colmare un bisogno di affetto non corrisposto, dimenticare un trauma, mitigare una sofferenza fisica. Ogni abitudine reiterata nel tempo ha un fine protettivo e positivo, sebbene si riveli dannoso nel lungo termine.

Se sostituiamo il comportamento disfunzionale con un altro, più efficace e sano nel perseguire quell’intento positivo, esso si estinguerà, verrà accantonato perché non ha più ragion d’essere. Quella vulnerabilità verrà accudita in altro modo. Nel caso del narcisista un rimedio efficace potrebbe essere l’esercizio del cosiddetto “jogging morale”, ovvero lo svolgimento costante e ripetuto nel tempo di un’attività altruistica, come il volontariato o la frequentazione di gruppi con finalità umanitarie.

Come l’attività fisica (ad esempio il jogging) consente di sviluppare un benessere fisico stabile e duraturo, così l’attività altruistica consente di beneficiare di una pienezza di spirito, essere di aiuto agli altri permette di sperimentare un appagamento nell’animo che nessuna realizzazione materiale riesce a donare.

Dona un significato nuovo alla propria esistenza e permette di colmare quel senso di vuoto alla base del comportamento distorto del narcisista. Un senso di missione, il ritrovamento del proprio posto nel mondo e la vera gioia che sgorga dall’interno anziché dall’esterno, non viene da fuori, dai riconoscimenti dell’ambiente e dal successo personale e professionale, ma da sé stessi. Si è felici per ciò che si é, piuttosto che per ciò che si fa o per come si appare. Una riscoperta della propria identità come esseri umani, forse un modo per sperimentare l’amore vero, che parte dall’amore per sé stessi nel momento in cui io riconosco ed accudisco le mie vulnerabilità e decido di prendermene cura dedicando una parte del mio tempo agli altri, e approda all’amore per chi non è “me”. Un amore incondizionato, puro e sincero.

Questa è stata la mia esperienza personale. Non sono mai stato un narcisista in senso stretto ma ho attraversato una fase della mia vita in cui ho sperimentato quel senso di vuoto lancinante che toglie senso alle giornate. Ero costantemente alla ricerca di riconoscimenti che colmassero quel vuoto, dapprima cercai di realizzarmi negli studi, conseguendo una laurea in giurisprudenza, poi provai ad ottenere delle gratificazioni nel lavoro. Tuttavia non ottenevo ciò che volevo, forse neanche mi era chiaro ciò che volessi, provavo delusione e scoraggiamento se fallivo il mio obbiettivo e frustrazione se lo raggiungevo perché non ero riuscito a provare il grado di benessere che mi ero prefigurato. Tutto ciò era accompagnato da un profondo disprezzo e odio per il mondo, che ritenevo responsabile del mio malessere, non riuscendo a rendermi conto che ne fossi io la causa.

La scoperta della filosofia buddista e la mia adesione alla Sola Gakkai, l’ente laico che si è prefissato lo scopo di diffondere nel mondo gli ideali di pace e uguaglianza che sono la base del buddismo, hanno rivoluzionato la mia esistenza, consentendomi, per la prima volta, di trovare quella dimensione di pienezza e felicità che andavo ricercando.

L’ulteriore esperienza con AVO, l’associazione volontari ospedalieri a cui ho aderito e presso cui presto servizio una volta a settimana, ha alimentato ulteriormente questa sensazione di centratura e la percezione di me come entità appartenente a questo mondo. Me e gli altri non come soggetti separati, ma individui appartenenti ad un unico flusso, una rete, in cui tutti viviamo e interagiamo uniti da un sottile ed invisibile legame che ci relaziona e ci lega.

Di recente ho avuto modo di fare una bellissima esperienza umana con un paziente ricoverato in ospedale, un anziano signore solo ed amareggiato per come ha condotto la sua esistenza. Ho deciso di raccontarla in un articolo dapprima comparso in questo blog, poi pubblicato anche sul sito e sulla pagina dell’AVO.

Dopo qualche giorno mi contatta una sconosciuta mandandomi un messaggio su facebook. Mi dice che la mia esperienza l’ha toccata e commossa, e che ha deciso di iniziare a fare volontariato anche lei.

Ho chiuso gli occhi e ho sorriso, sentendo la gioia mi sgorgava da dentro, prorompente e incontenibile, talmente potente e vasta da farmi desiderare di condividerla con gli altri.

La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità». 

Daisaku Ikeda

Pubblicato da Arsenio

Arsenio Siani nasce a Sarno (SA) il 29/9/1982. Di animo sensibile e introverso, da sempre assetato di conoscenza, studioso, nel tempo libero, di filosofia e religione, nel 2009 si converte al Buddismo aderendo all'istituto buddista italiano Soka Gakkai, con cui inizierà un percorso di autoconoscenza e di sviluppo di consapevolezza sulla vita e sull'uomo. Questo percorso lo porterà ad intraprendere studi di psicologia che lo porteranno a conseguire il diploma in counseling e coaching e a intraprendere la carriera come counselor. Nel 2012 decide di dedicarsi alla scrittura e dopo circa un anno vede la luce il suo primo romanzo, "Roba degli altri mondi", primo volume della trilogia Fantasy “I Maestri”, pubblicato dalla casa editrice Officine Editoriali. Scrive anche racconti con cui partecipa a diversi concorsi letterari, ottenendo riconoscimenti e segnalazioni. Nel novembre 2013 il suo racconto "Calzini" si classifica al primo posto nella sezione “Racconti” alla decima edizione del "Cahieurs du trosky Cafè". Nel 2014 “Roba degli altri mondi” riceve la menzione d’onore da parte della giuria al concorso letterario “Penna d’autore” e nel luglio dello stesso anno la sua raccolta di racconti "Ogni cosa è connessa" viene segnalata al concorso letterario "Narrando per passione".Nel 2015 pubblica, sempre per i tipi di Officine Editoriali, “Il prezzo della conoscenza”, secondo volume della trilogia “I Maestri”. Inoltre per la Eretica edizioni pubblica la raccolta di racconti "Frammenti". Altre sue grandi passioni, il disegno e la fotografia per i quali manifesta particolare sensibilità e trasporto.